In questi giorni ho letto Essere Natura, uno sguardo antropologico per cambiare il nostro rapporto con l’ambiente di Andrea Staid (UTET, 2022). I temi toccati sono a me cari. Cerco di fare un riassunto sintetico.
La prima parte affronta un punto fondamentale: nel mondo esistono tanti modi culturalmente specifici di pensare, immaginare e relazionarsi con il concetto di “natura”, spiega Staid, che non corrispondono al modo di pensare occidentale dove natura e cultura sono concetti separati.
Si tratta di pensare il mondo
come una totalità integrata, come un insieme di relazioni.
Nella seconda parte Staid ci fa comprendere come la visione antropocentrica occidentale sia stata uno dei motori del colonialismo. Colonialismo che ha portato verso la perdita di culture, idee, specie, habitat, tradizioni, cosmologie, possibilità, modelli di vita e modi di comprendere il mondo.
La terza parte è dedicata all’estrattivismo e all’ecocidio. La necessità di materie prime ha permesso ai coloni la devastazione di intere aree geografiche. L’estrattivismo, una economia di saccheggio, distrugge la natura per il bene del Nord del mondo: foreste e vegetazione sono sistematicamente eliminate per fare spazio alle attività agroindustriali.
Siamo in grado, noi occidentali, di vedere la natura come uno spazio indiviso, vitale, in cui come animali umani ci inseriamo in relazione con gli altri animali e vegetali? La quarta parte del libro ci aiuta a trovare una risposta attraverso l’esperienza dell’autore e citando gli ormai innumerevoli studi compiuti su piante e animali. Esiste una ricca letteratura a proposito e spero di riuscire a raccogliere qui sul mio sito quanti più libri possibili sul tema natura, libri splendidi che ho letto in questi anni.
La quinta parte mi tocca particolarmente perché il percorso che l’autore ha compiuto personalmente per arrivare al grande cambiamento e alla comprensione è del tutto simile a quello del protagonista del mio ultimo romanzo: Il Mulino dello Spirito. Si tratta di un processo non studiato a tavolino bensì inatteso, di qualcosa che germoglia dentro di lui fino a portarlo a scelte coraggiose.
A conclusione del saggio di Staid si aprono nuovi sentieri. Anche qui in occidente siamo in tanti a pensare che il mondo vada ripensato in modo radicale, che l’antropocentrismo ci abbia fottuto. La parola chiave è: cambiare rotta, come ci insegnano alcuni disertori della crescita che raccontano la loro personale esperienza nell’appendice del libro.