Ryanair è puntuale e Il Golem è il libro perfetto per la durata del volo. La favola di Singer mi ricorda quella popolare de La bella e la bestia. Qualcosa che non capisco sul momento di quel racconto, fa breccia nella mia fantasia. Al nostro arrivo il cielo di Praga è coperto da grosse nubi in movimento.
Quando in hotel la receptionist legge sulla carta d’identità il nome della via dove abito, si mette le mani tra i capelli e chiede conferma: “Really?”. Per un attimo non capiamo. L’indirizzo è quello vecchio: Vladimir Ilic Ulianov Lenin. Il mio compagno aggiunge che sì, la via si trova accanto a quella dedicata a Marx. Io cerco di spiegarle che a Bologna, un tempo, eravamo tutti comunisti e che da noi, quella roba lì, è stata tutta un’altra storia. La donna accetta la nostra approssimativa spiegazione per dovere e procediamo con il check-in, ma il suo sguardo la tradisce.
In Bruges, il film, ecco cosa ci ha spinti a visitare il Belgio. Colin Farrell non fa altro che ripetere quanto Bruges sia triste e noiosa, mentre le immagini lo contraddicono. E noi cadiamo volentieri nella trappola del regista. Lasciamo l’Italia con un clima da colpo di stato. In aeroporto mi domando spesso perché le donne diano il peggio di sé in fatto di abbigliamento. Tacchi vertiginosi, gonne impossibili, borse scomodissime. L’aereo è già in ritardo di 30 minuti e ringrazio di avere prenotato il bus da Bruxelles per le sette di sera. Immaginavo il clima del Belgio più freddo, invece sembra di stare a casa. Afa inclusa. Attraversando la campagna godo nel vedere mucche, cavalli e pecore a decine, liberi di muoversi come desiderano. E tanti alberi. Alberi che costeggiano la strada. Un muro di verde ai lati dell’autostrada ci accompagna per chilometri.
Solvitur ambulando, è questo il motto scelto da Bruce Chatwin come stella polare, “la soluzione risiede nel camminare”. Il percorso tracciato attraverso i corridoi di cellulosa del libro In Patagonia (Adelphi, 2006) ha impresso il nome dell'eccentrico commerciante d'arte, poi giornalista e instancabile viandante, nel brulicante mappamondo della letteratura. Nel corso del mio viaggio, In Patagonia è stata una bussola, increspata dall'umidità e ingiallita dalle macchie depositate sui tavoli delle cafeteríe su cui si posava. Guidata dall'inchiostro di Chatwin, ho ripercorso soltanto alcuni di quei luoghi che sono stati da lui registrati, con la precisione e l'amore di un naturalista, nel tentativo di raccogliere le tracce della loro bellezza e sovrapporre il mio sguardo al suo.
Proprio mentre sta per terminare la Biennale del cinema di Venezia sfreccio al Lido. La giornata non era iniziata benissimo: stavo quasi per perdere il traghetto da Chioggia e solo una rapida sgambata ha evitato ‘la tragedia’. A bordo poi, una ‘simpatica’ tedesca con zoccolo tacco 12 decide di fare un paso doble sui miei sandali proprio mentre sbarchiamo a Murano. Appena scesi, alcuni ‘macho man’ italiani ci incanalano come una mandria di bovini all’interno di una Fornace. ...VAI ALL'ARTICOLO
Battuta da tutti quanti i venti che soffiano, inzuppata dalla pioggia, seppellita nelle gelide nebbie marine che salgono da est e imbiancata dalla neve quando giunge dalle Highlands, spinta dal vento verso sud. Il clima è freddo e tempestoso in inverno, mutevole e inclemente d’estate, e un vero e proprio purgatorio meteorologico in primavera. Il debole di salute muore presto, e io, come un sopravvissuto, tra venti lugubri e pioggia battente, sono stato spesso tentato di invidiargli la sua sorte. ...VAI ALL'ARTICOLO